Marianna Amico Roxas e il suo amore verso Dio e verso il prossimo
Innanzitutto credo che Marianna Amico Roxas, terzultima degli otto figli di Rosario Amico Roxas e di Maria Vassallo, abbia ricevuto dai genitori, oltre alla vita, un grande e sincero amore per Dio e per il prossimo.
Prima di essere mandata a studiare nei migliori collegi di Acireale e di Napoli, visse in seno alla famiglia dove ricevette la sua prima educazione: e, come noi sappiamo, in campo educativo l'esempio vale più di ogni parola. Dico questo perché ebbe grandissima importanza sullo sviluppo umano e cristiano degli otto figli la testimonianza della vita dei genitori.
Sappiamo infatti da varie testimonianze che il padre era presidente della Congregazione della Carità (una carica che disimpegnava con onore e rettitudine).
Molte persone tuttora viventi testimoniano come ogni venerdì una lunga fila di poveri del paese si recava a casa degli Amico Roxas e riceveva cibo e offerte in denaro; spesso la piccola Mariannina osservava e il ricordo di tanta miseria le sarà rimasto impresso nella memoria e la spronerà a continuare l'opera caritativa svolta dai genitori.
Dopo i ventanni manifestò ai familiari il desiderio di farsi suora nell'istituto del Boccone del Povero, certamente per poter meglio servire Dio nei poveri; ma la disapprovazione dei genitori non le impedì mai di realizzare la sua aspirazione: servire Dio nei fratelli. E se non lo potè fare da suora bocconista lo fece da consacrata secolare, da figlia di S.Angela, esortando anzi le altre giovani a comportarsi nello stesso modo.
Ma dove attingeva tanta energia, lei così gracile fisicamente, tanta dolcezza e tanta sapienza? Certamente dal suo grande amore per Dio che si traduceva in abbandono filiale alla sua volontà, in una vita di autentica preghiera che le permetteva di essere costantemente alla presenza di Dio.
Rapporto con Dio: rapporto di amore filiale e sponsale, rapporto di abbandono fiducioso sempre, anche e soprattutto nell'ora della sofferenza fisica e morale, rapporto fatto di intimità profonda, ma senza sdolcinature.
La nostra Maria Anzalone la ricordava inginocchiata in fondo alla nostra cappellina, in atteggiamento di profonda umiltà, tutta assorta nell'adorazione di Gesù Eucaristia.
[E il rag. Salvatore Scifo, ora alla presenza di Dio, ricordava quando piccolo chierichetto la vedeva davanti al SS.mo e si meravigliava del suo atteggiamento profondamente raccolto; ricordava piangendo la sua figura.]
E che il suo non fosse solo un atteggiamento esteriore lo dimostrano le sue lettere, i consigli che dava alle sue Figlie, la solidità dei suoi insegnamenti.
Tanto per fare qualche citazione, perché sarebbe troppo lungo enumerarli: "Sia come vuole il Signore e per la sua gloria"..."poiché tutto ciò che permette il Signore è ben fatto. Egli ti vede... tienti in una continua presenza di Dio"... "Non è questo timore eccessivo che vuole il Cuore di Gesù, ma amore, amore confidenziale!" ..."Non sono le pratiche esterne, siano pure solenni e devote, che ci devono bastare per contentare lo Sposo delle anime nostre, ma è un nuovo movimento del cuore, un palpito sempre nuovo, è soprattutto un atto della più ferma volontà di sempre meglio perseverare, di togliere dal nostro cuore qualcosa, anche un'ombra che dispiace a Gesù e che perciò ci tiene da Lui lontane e fredde nel suo divino servizio...nel pomeriggio... andrò a passare qualche ora ai piedi di Gesù Sacramentato, esposto ogni giorno nella vicina chiesa delle Sacramentine."
Il grande amore per Dio era l'anima di ogni suo gesto, di ogni suo parola, di ogni sua azione.
L'amore verso i Superiori si manifestava come gratitudine, devozione e docilità: "...mi permetta di dirle tutta la mia gratitudine, la mia particolare devozione. Quando ricordo ciò che ella fece per l'anima mia,le cure paterne per lo sviluppo della nostra amata Compagnia, resto umiliata ..."
L'amore verso le Figlie si concretizzava nel dialogo personale, nella capacità di ascolto e di interessamento, nel rapporto materno, fatto di amore personale, di consigli dati sempre con grande dolcezza e affabilità, di correzione e di incoraggiamento.
Non semplifico perché sulla maternità spirituale di Mariannina abbiamo ampiamente trattato in un nostro convegno di qualche anno fa.
Mi piace a questo punto far parlare Adele Marinucci, moglie di Egidio Amico Roxas, fratello di Marianna; le sue parole credo che abbiano un grande valore e significato perché queste due donne vissero nella stessa casa, a stretto contatto di gomito, direi, per ventotto anni, dal 1919 al 1947, anno della morte della Serva di Dio... e tutti noi sappiamo, forse anche per esperienza diretta, come sia più facile instaurare un rapporto di amicizia e di carità con gli estranei piuttosto che con coloro che vivono sotto lo stesso tetto.
Ma per la nostra Marianna non è stato così: lo confermano queste parole scritte a mano dalla cognata, dopo la morte della Serva di Dio.